domenica 1 maggio 2016

MELANCONIA

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Albrecht Durer, autoritratto con pelliccia  


Quando, nel 1514, Albrecht Durer, realizza l’incisione Melancholia, ha trentotto anni e ha perduto le sue illusioni. Verso i trent’anni credeva ancora nella possibilità di raggiungere la bellezza assoluta e universale grazie alle scienze matematiche, ma poco a poco scivola in un oscuro scetticismo, aggravato da visioni e sogni e, nel 1512, afferma che “non esiste essere vivente sulla terra che possa dire o provare quale sia la più bella raffigurazione dell’uomo”. Molto prima di questa data, Durer aveva già dato profondi segni di malinconia, come peraltro confermano sia il suo autoritratto, che un osservazione del suo amico Melanchthon e alcune allusioni a una malattia della milza, che i medici dell’epoca classificano fra i “morbi melanconici”.…





Albrecht Durer, Melencolia I (1514) 



Oskar Kokoschka ha visto in quest’opera “l’espressione più angosciante dell’assenza di speranza e della paura, che sono tuttavia profondamente umane”. 
Più vicino a noi Giorgio Agamben, nelle Stanze, pensa che l’angelo meditativo di Durer sia piuttosto l’emblema dell’uomo che tenta di dare corpo ai propri fantasmi attraverso l’espressione artistica.… 
Raymond Klibansky ha proposto una spiegazione sensata di ogni simbolo. Il pugno chiuso del personaggio, che sostiene la testa, rafforza l’impressione di forte concentrazione, “La concentrazione fanatica di una mente che ha realmente colto il problema, ma nello stesso momento si sente incapace sia di risolverlo che di lasciarlo cadere”. La mano destra tiene il compasso, ma è inerte: essa rappresenta l’inanità del lavoro sensato. Sul viso, nell'ombra, risaltano gli occhi brillanti, animati da uno sguardo intenso che sconfina nell'invisibile. La lunga capigliatura è trascurata, segno del disprezzo delle convinzioni umane. La testa riposa sulla mano sinistra, segno di stanchezza, di dolore, di fatica, ma anche di pensiero creatore.


"Cristo dolente" (1493)
Autoritratto con i guanti (1498)
Melencolia I, particolare
        
La donna sogna pur essendo sveglia: gli strumenti abbandonati evocano la trascuratezza, la pigrizia e quindi l’accidia medievale: la sega, la mola la pialla, il compasso, così come anche il libro sulle ginocchia, i cui fermagli non sono ancora stati aperti. Tuttavia le prospettive sono capovolte: L’inattività della Melanconia, da letargo dell’indolente e stato d’incoscienza per chi dorme, si è trasformata nell'assillo cogente dell’uomo ipersensibile. Entrambi sono indolenti, col suo compasso impugnato meccanicamente, che la sciatta Melancholia delle illustrazioni dei calendari col suo inutile fuso; però quest’ultima non sta facendo nulla perché dall'indolenza è scivolata al sonno, l’altra perché il suo spirito è preso da visioni interiori, per cui l’affaccendarsi con arnesi pratici le sembra senza senso. L’”indolenza” in un caso è al di sotto dell’attività esteriore; nell'altro al di sopra.


      
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autoritratto a 13 anni
                       Ai piedi della Malinconia un cane, animale ritenuto serio, sempre in caccia e che non dà tregua alle sue prede; un pipistrello, simbolo dei malinconici, porta un filatterio su cui è inscritto il titolo dell’incisione. Il mare, in secondo piano, ricorda che Saturno è il protettore dei marinai. La Malinconia indossa una corona di ranucoli d’acqua e di crescione, piante acquatiche che agiscono come antidoto alla secchezza terrea del temperamento malinconico. Al muro, un quadro magico, simbolo astrologico destinato a favorire l’influenza curativa di Giove. Numerosi strumenti per la geometria suggeriscono che Saturno è molto legato a questa scienza. Bilancia, clessidra, orologio, borsa, chiavi: tutti questi oggetti sono associati alla malinconia. Quanto al bambino alato, il putto occupato a scrivere in mezzo a questa improbabile babele, egli rappresenterebbe l’attività senza pensiero, per contrapposizione al pensiero senza attività della Melancholia.
La forza di questa incisione si impone da sola per la sorprendente e misteriosa concentrazione del personaggio. Concepita dopo la consacrazione letteraria di Marsilio Ficino, Melancholia I immortala e rende universale il male di vivere. Questa donna è una novella Eva, e ogni essere umano può riconoscersi in lei.


(tratto da STORIA DEL MAL DI VIVERE, Dalla Malinconia alla Depressione – Georges Minois, ed. Dedalo) 


Storia del mal di vivere. Dalla malinconia alla depressione

sabato 24 dicembre 2011

Il Viaggio


 
Mercoledì 14 dicembre 2011 ore 20.00, è stata una giornata di intenso e gratificante lavoro - occupazione così importante per ogni uomo ed ogni donna e così in discussione negli ultimi anni - sono partito da La Maddalena e mi dirigo verso Sassari dove domani mi attenderà un’altra giornata importante. Mentre guido ascolto un audiolibro, oggi ho scelto Moby Dick, romanzo pubblicato nel 1851 da Herman Melville. Così inizia il primo capitolo:

“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente – avendo pochi o niente soldi in tasca, e niente di particolare che m'interessasse a terra, pensai di andarmene un po' per mare a vedere la parte acquea del mondo. È il mio modo di cacciare lo scontento e regolare la circolazione. Ogni volta che mi vedo spuntare sulla bocca una piega malinconica; ogni volta che è umido e piovigginoso novembre sulla mia anima; ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente davanti a un negozio di casse da morto, e di accodarmi ad ogni funerale che incontro; e specialmente quando il tedio mi prende al punto che solo una forte integrità morale può impedirmi di uscire per strada e sistematicamente far volare via il cappello di testa alla gente, allora capisco che è giunto il momento di mettermi in mare al più presto. Ė il mio surrogato di una pistola carica. Con uno svolazzo filosofico Catone si getta sulla spada: io, semplicemente, m'imbarco su una nave. Non c'è niente di strano in questo. Se solo lo conoscessero, prima o poi quasi tutti gli uomini, a modo loro, nutrirebbero per l'oceano più o meno i miei stessi sentimenti.”

Non posso fare a meno di associare il personaggio di Ismaele e il contenuto di questi versi al vissuto e alla decisione coraggiosa delle persone sofferenti di intraprendere il viaggio della psicoterapia.
A metà strada squilla il telefono e mi accosto per rispondere. Dall’altra parte la voce di un giovane uomo dice:

“Buona sera Dottor Vincenzo, probabilmente ho bisogno del suo aiuto, da un po’ di tempo sono confuso, triste, malinconico, la sera dopo che rientro a casa dal lavoro piango, ho un profondo senso di vuoto, la notte non dormo e non so più cosa devo fare. Recentemente si è anche conclusa una tormentata relazione sentimentale. Se fosse per me mollerei tutto. Lei può aiutarmi?”

Dopo avere ascoltato con attenzione il giovane lo rassicuro e gli propongo un colloquio per il giorno seguente in modo da valutare il problema e decidere il da farsi. Riprendo il viaggio verso Sassari pensando al giovane che ho appena ascoltato, forse un’altra persona che ha necessità di “imbarcarsi” nel viaggio della psicoterapia. Intanto riprendo attentamente anche l’ascolto del romanzo...

martedì 20 dicembre 2011

Chiedere aiuto

 A volte potrebbe essere difficile riconoscere il confine esistente tra una fisiologica e transitoria sofferenza emotiva ed un lieve o iniziale disagio psicologico e quindi capire chiaramente se e quando si ha bisogno di aiuto. Altre volte potrebbe essere invece difficile decidere di farsi aiutare. Infatti non è raro che alcune persone chiedano aiuto ad uno specialista dopo mesi od anni di sofferenza o dopo aver eseguito cure inadeguate. 

   Può capitare al mattino di alzarsi dal letto stanchi, di dover affrontare giornate stressanti o difficoltà scolastiche o della carriera professionale, di incorrere in perdite dolorose o in malattie fisiche. Può accadere di avere difficoltà emotive per problemi personali, familiari, di coppia o nelle relazioni sociali. In tali situazioni si possono provare vissuti di tristezza, di ansietà, si può soffrire di insonnia, avere episodi di pianto o di collera. 

   Alcune persone invece possono andare incontro a notti insonni seguite da giornate caratterizzate da umore triste, patire sentimenti di malinconia, senso di vuoto, stanchezza, mancanza di energie, ogni cosa può apparire pesante o priva di interesse. Tali persone potrebbero divenire vittime dell’ansia, sopraffatte dalle preoccupazioni, dalle paure, dalle rimuginazioni, dai pensieri ossessivi e provare la sensazione di non riuscire a liberarsi da tali affanni o di non riuscire a trovare la soluzione per stare meglio. In queste situazioni potrebbe emergere il desiderio di abusare di alcolici, di caffè, di sigarette, di abbuffarsi di ogni alimento disponibile o di assumere qualche sostanza stupefacente. 

   Generalmente chi ha una sofferenza al cuore o al fegato può capire facilmente che cosa fare recandosi dal proprio medico di fiducia o da uno specialista che formulerà una diagnosi e se necessario prescriverà la terapia adatta. La sofferenza psicologica, che può deteriorare i sentimenti, le emozioni, le fantasie e i pensieri è invisibile, impalpabile, non può essere sottoposta ad ecografia o elettrocardiografia o ad altre indagini strumentali, e pertanto può apparire più difficile da valutare. Altre volte la tendenza a minimizzare, il condizionamento da parte dei pregiudizi personali, i consigli errati o la paura di essere etichettati può portare a non occuparsi adeguatamente del problema. Tuttavia, se sottovalutata o ignorata, una continua sofferenza psichica può deteriorare la capacità di lavorare, può interferire con le normali relazioni interpersonali e con una buona qualità della vita. 

Ammettere che c’è qualcosa che non va dal punto di vista psicologico non significa affatto essere deboli, inadeguati, falliti, stupidi o dei pazzi come la fantasia collettiva potrebbe indurre a credere. Così come il corpo anche la mente può essere soggetta ad ammalarsi. Nessuno ne è immune, infatti lo stato psicologico di chiunque, in qualsiasi momento, può andare incontro ad una qualunque difficoltà od ammalarsi. Quando questo succede è spesso possibile intervenire efficacemente, contrariamente a quanto si possa pensare o temere. Come per ogni altra malattia fisica è importante affrontare il disagio mentale subito, al suo esordio, per evitare che tale disturbo possa far soffrire inutilmente o aggravarsi e divenire cronico, o in altri casi guarire più lentamente lasciando degli strascichi. Una buona salute mentale consiste nella capacità di poter essere sufficientemente soddisfatti della propria qualità della vita e riuscire ad affrontare gli stress e i cambiamenti cui ognuno di noi va incontro.

Sebbene comunemente si senta parlare di “esaurimento” o “pazzia” gli specialisti in psichiatria definiscono “disturbo mentale” un disagio psicologico importante che colpisce una persona, associato a prolungata sofferenza psicologica che interferisce con una o più delle normali attività quotidiane. Nonostante i disturbi mentali siano comuni, le persone con disagio psichico possono sentirsi molto sole, incomprese, come se nessuno potesse comprenderle ed aiutarle.

Ai fini della valutazione dell’opportunità di una richiesta di aiuto è importante considerare l’intensità del disturbo, il tempo trascorso dall’inizio della sofferenza e il vissuto soggettivo. Se questa difficoltà psicologica causa sofferenza emotiva, interferisce con lo studio o il lavoro, con le relazioni interpersonali o con altri aspetti della vita quotidiana è opportuno chiedere aiuto ad un esperto. Spesso anche i sintomi più lievi, ma che si protraggono nel tempo non devono essere trascurati. Infatti quanto prima si fa diagnosi di disagio psicologico, tanto prima si riceve la diagnosi e la terapia adatta. Così come ci si rivolge ad un cardiologo qualora insorgano dubbi riguardo la salute del proprio cuore altrettanto si può fare rivolgendosi ad uno specialista in psichiatria e psicoterapeuta quando si hanno dubbi sulla propria salute psicologica.

mercoledì 23 novembre 2011

Differenze tra psicologo, psicoterapeuta, psicanalista e psichiatra

LO PSICOLOGO
Lo psicologo è il laureato in psicologia che ha sostenuto e superato l’Esame di Stato che permette l’iscrizione all’Ordine degli psicologi. Per poter sostenere tale esame egli deve obbligatoriamente svolgere un tirocinio formativo della durata di un anno, nel quale fa esperienza nel campo della psicologia. Gli psicologi non sono tutti uguali, in quanto esistono all’interno delle università indirizzi formativi diversi (per es: psicologia clinica e di comunità, psicologia del lavoro e delle organizzazioni, psicologia dello sviluppo e dell’educazione, psicologia generale e sperimentale), i quali forniscono competenze diverse. Dopo la laurea egli può decidere di frequentare corsi o master che forniscono competenze in ambiti specifici, per esempio nel campo dei disturbi d’ansia.
Lo psicologo fornisce ai suoi utenti un aiuto non farmacologico, basato su colloqui di sostegno, strumenti diagnostici, consulenze, tecniche di rilassamento ecc. Sono molte le cose che egli può fare, purché non si configurino come terapia, poiché essa richiede il titolo di psicoterapeuta. Inoltre lo psicologo non può prescrivere farmaci, dal momento che per fare questo serve una laurea in medicina. Se possiede una laurea in medicina oltre a quella in psicologia lo può fare. Quindi, riassumendo, per essere tale lo psicologo deve possedere i seguenti requisiti:
1. laurea in psicologia;
2. essere iscritto all’Ordine degli Psicologi di una regione italiana.

LO PSICOTERAPEUTA
Il percorso per divenire psicoterapeuta è duplice. Può partire dalla laurea in psicologia o da quella in medicina, conseguita la quale va intrapreso un corso di specializzazione riconosciuto dallo Stato Italiano della durata di almeno 4 anni. Dopo la laurea va superato l’Esame di Stato di psicologia esattamente come nel caso dello psicologo (Esame di Stato di Medicina nel caso del laureato in medicina). Dunque lo psicoterapeuta può essere sia medico che psicologo; nel caso che sia psicologo può esercitare tutte le attività dello psicologo e in più la psicoterapia, nel caso che sia medico può esercitare le attività del medico (fra cui la prescrizione di farmaci) e quelle dello psicoterapeuta. Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci. L’attività dello psicoterapeuta va quindi più in profondità rispetto a quella dello psicologo, e permette di agire direttamente sui disagi della persona attraverso l’utilizzo di tecniche che variano a seconda della teoria di riferimento del professionista stesso.
Le scuole di specializzazione che permettono l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti sono molte e molto diverse fra loro. Ognuna di esse trae origine da un quadro teorico differente, non necessariamente incompatibile con gli altri, tant’è che spesso gli psicoterapeuti fanno uso contemporaneamente di tecniche provenienti da teorie di fondo diverse. Tra le scuole di specializzazione più frequentate abbiamo, per esempio, quella ad indirizzo cognitivo-comportamentista, quella sistemica familiare e quella psicanalitica. Alcuni tra gli approcci terapici più efficaci contro i disturbi d’ansia vengono descritti nella sezione “psicoterapie”. Per concludere, lo psicoterapeuta, per essere tale, deve possedere i seguenti requisiti:
1. laurea in psicologia o in medicina e chirurgia;
2. essere iscritto all’Ordine degli Psicologi di una regione italiana;
3. aver frequentato una scuola di specializzazione riconosciuta dallo Stato che permette l’iscrizione all’Albo degli Psicoterapeuti.

LO PSICANALISTA
Lo psicanalista è uno psicoterapeuta che si ispira alla psicanalisi di Freud e dei suoi successori. Dopo Sigmund Freud infatti, sono nate diverse correnti dal suo pensiero originale, definite post-freudiane; tra queste la scuola Junghiana da Gustav Jung e quella Adleriana da Alfred Adler. Esse prendono origine dalle teorie proposte da Freud, attribuendo però un peso differente alle diverse componenti della teoria dello sviluppo psicosessuale originale, introducendo anche elementi nuovi non considerati da Freud. Lo psicanalista, per diventare tale, deve necessariamente sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale che può avere una durata variabile (in genere qualche anno) con il fine di risolvere eventuali conflitti personali irrisolti e di acquisire maggiori competenze professionali. Le qualifiche necessarie per ottenere il titolo di psicanalista sono:
  1. laurea in medicina o laurea in psicologia
  2. iscrizione all’Ordine dei Medici o a quello degli Psicologi
  3. frequentazione di una scuola di formazione in psicoanalisi
LO PSICHIATRA
Lo psichiatra è un laureato in medicina che ha intrapreso successivamente la specializzazione in psichiatria. Lo psichiatra non è psicologo, a meno che non abbia conseguito il relativo titolo; egli può tuttavia esercitare la psicoterapia. La differenza sostanziale tra psicologo/psicoterapeuta e psichiatra risiede nel modo di vedere la persona e nell’approccio utilizzato; mentre i primi due guardano la persona nel suo insieme, evitando di concentrarsi solo sul disturbo, lo psichiatra utilizza un metodo che può essere definito di diagnosi/cura. In sostanza egli focalizza la sua attenzione sul problema cercando di risolvere solo quello, esattamente come fa il medico.
Egli cura i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l’utilizzo dei metodi propri della psichiatria, che comprendono spesso l’utilizzo di farmaci. Avviene di sovente che sia lo psicologo/psicoterapeuta che lo psichiatra forniscano contemporaneamente il loro supporto ad una stessa persona, ottenendo un risultato migliore di quello che verrebbe raggiunto attraverso l’utilizzo esclusivo di uno dei due approcci. Per divenire tale lo psichiatra deve:
  1. possedere una laurea in medicina
  2. aver superato l’esame di ammissione all’Ordine dei Medici
  3. essersi successivamente specializzato in psichiatria

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