Mercoledì 14 dicembre 2011 ore 20.00,
è stata una giornata di intenso e gratificante lavoro - occupazione così
importante per ogni uomo ed ogni donna e così in discussione negli ultimi anni
- sono partito da La
Maddalena e mi dirigo verso Sassari dove domani mi attenderà
un’altra giornata importante. Mentre guido ascolto un audiolibro, oggi ho
scelto Moby Dick, romanzo pubblicato nel 1851 da Herman Melville. Così inizia
il primo capitolo:
“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente –
avendo pochi o niente soldi in tasca, e niente di particolare che
m'interessasse a terra, pensai di andarmene un po' per mare a vedere la parte
acquea del mondo. È il mio modo di cacciare lo scontento e regolare la
circolazione. Ogni volta che mi vedo spuntare sulla bocca una piega
malinconica; ogni volta che è umido e piovigginoso novembre sulla mia anima;
ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente davanti a un negozio di
casse da morto, e di accodarmi ad ogni funerale che incontro; e specialmente
quando il tedio mi prende al punto che solo una forte integrità morale può
impedirmi di uscire per strada e sistematicamente far volare via il cappello di
testa alla gente, allora capisco che è giunto il momento di mettermi in mare al
più presto. Ė il mio surrogato di una pistola carica. Con uno svolazzo
filosofico Catone si getta sulla spada: io, semplicemente, m'imbarco su una
nave. Non c'è niente di strano in questo. Se solo lo conoscessero, prima o poi
quasi tutti gli uomini, a modo loro, nutrirebbero per l'oceano più o meno i
miei stessi sentimenti.”
Non
posso fare a meno di associare il personaggio di Ismaele e il contenuto di
questi versi al vissuto e alla decisione coraggiosa delle persone sofferenti di
intraprendere il viaggio della psicoterapia.
A metà
strada squilla il telefono e mi accosto per rispondere. Dall’altra parte la
voce di un giovane uomo dice:
“Buona sera Dottor Vincenzo, probabilmente ho bisogno del suo aiuto, da
un po’ di tempo sono confuso, triste, malinconico, la sera dopo che rientro a
casa dal lavoro piango, ho un profondo senso di vuoto, la notte non dormo e non
so più cosa devo fare. Recentemente si è anche conclusa una tormentata
relazione sentimentale. Se fosse per me mollerei tutto. Lei può aiutarmi?”