sabato 24 dicembre 2011

Il Viaggio


 
Mercoledì 14 dicembre 2011 ore 20.00, è stata una giornata di intenso e gratificante lavoro - occupazione così importante per ogni uomo ed ogni donna e così in discussione negli ultimi anni - sono partito da La Maddalena e mi dirigo verso Sassari dove domani mi attenderà un’altra giornata importante. Mentre guido ascolto un audiolibro, oggi ho scelto Moby Dick, romanzo pubblicato nel 1851 da Herman Melville. Così inizia il primo capitolo:

“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente – avendo pochi o niente soldi in tasca, e niente di particolare che m'interessasse a terra, pensai di andarmene un po' per mare a vedere la parte acquea del mondo. È il mio modo di cacciare lo scontento e regolare la circolazione. Ogni volta che mi vedo spuntare sulla bocca una piega malinconica; ogni volta che è umido e piovigginoso novembre sulla mia anima; ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente davanti a un negozio di casse da morto, e di accodarmi ad ogni funerale che incontro; e specialmente quando il tedio mi prende al punto che solo una forte integrità morale può impedirmi di uscire per strada e sistematicamente far volare via il cappello di testa alla gente, allora capisco che è giunto il momento di mettermi in mare al più presto. Ė il mio surrogato di una pistola carica. Con uno svolazzo filosofico Catone si getta sulla spada: io, semplicemente, m'imbarco su una nave. Non c'è niente di strano in questo. Se solo lo conoscessero, prima o poi quasi tutti gli uomini, a modo loro, nutrirebbero per l'oceano più o meno i miei stessi sentimenti.”

Non posso fare a meno di associare il personaggio di Ismaele e il contenuto di questi versi al vissuto e alla decisione coraggiosa delle persone sofferenti di intraprendere il viaggio della psicoterapia.
A metà strada squilla il telefono e mi accosto per rispondere. Dall’altra parte la voce di un giovane uomo dice:

“Buona sera Dottor Vincenzo, probabilmente ho bisogno del suo aiuto, da un po’ di tempo sono confuso, triste, malinconico, la sera dopo che rientro a casa dal lavoro piango, ho un profondo senso di vuoto, la notte non dormo e non so più cosa devo fare. Recentemente si è anche conclusa una tormentata relazione sentimentale. Se fosse per me mollerei tutto. Lei può aiutarmi?”

Dopo avere ascoltato con attenzione il giovane lo rassicuro e gli propongo un colloquio per il giorno seguente in modo da valutare il problema e decidere il da farsi. Riprendo il viaggio verso Sassari pensando al giovane che ho appena ascoltato, forse un’altra persona che ha necessità di “imbarcarsi” nel viaggio della psicoterapia. Intanto riprendo attentamente anche l’ascolto del romanzo...